«Porca p..., è al 100% un aereo civile». La voce del «Maggiore» è sconsolata quando fa rapporto: «Quanti morti? Un casino, i rottami cadevano nei cortili delle case». Il suo interlocutore, nome in codice «Greco», gli chiede speranzoso se sul luogo dello schianto sono state trovate armi e il «Maggiore» risponde: «Ma quale, tutti oggetti civili, asciugamani, carta igienica, medicinali» e anche documenti «di uno studente indonesiano dell’università Thompson». Sono le 17.32 ora ucraina, e il «Maggiore» riferisce che i «cosacchi del posto di blocco di Cernukhino» hanno abbattuto un aereo civile. Un’ora prima un’altra telefonata, di Igor Bezler, ufficiale russo comandante dei ribelli di Gorlovka, diretta a un certo colonnello Gheranin a Mosca, ha toni molto più trionfanti: «Il gruppo di “Miner” ha abbattuto un aereo». Gheranin – che ha già smentito la telefonata con una voce che i giornalisti del Kommersant reputano molto simile all’intercettazione - non dubita si tratti di un velivolo militare e la sua prima domanda è «I piloti dove sono?».

L’intercettazione messa ieri sera sul canale YouTube del Servizio di sicurezza ucraino dovrebbe fungere, agli occhi di Kiev, da prova definitiva della colpa dei separatisti filo-russi. Ma in questa guerra di bugie, falsi e smentite l’unica verità certa è la tragedia del Boeing malese. Petro Poroshenko parla di «atto terroristico», a Donetsk dicono che la colpa è di Kiev. Anche Putin la pensa allo stesso modo. «La tragedia - dice - non sarebbe successa se Kiev non avesse ripreso l’operazione contro i ribelli». I separatisti si trovano in imbarazzo perché ieri si sono vantati pubblicamente di aver abbattuto due aerei, un caccia Sukhoi-25 e un cargo Antonov-26, quest’ultimo negli stessi minuti del velivolo malese. Ma questo non ha impedito al vice-premier della «Repubblica popolare di Donetsk» Andrey Purghin di negare poche ore dopo di avere in arsenale i complessi missilistici russi Buk in grado di colpire ad alta quota. Nello stesso tempo altri separatisti confermavano al canale «Rossia 24» di avere i Buk, che però «sono guasti». Secondo Purghin, il Boeing sarebbe stato abbattuto da un caccia ucraino che pensava di colpire un aereo-spia russo. Da Kiev replicano che ieri l’aviazione non aveva fatto decolli, ma allora non si capisce da dove erano spuntati i due aerei abbattuti prima.

L’obiettività dell’indagine è compromessa dal fatto che il luogo del disastro è controllato dai ribelli che hanno già recuperato le scatole nere per inviarle a Mosca. Ma, come sempre in questo conflitto, entrambe le parti hanno già chiara la colpa dell’avversario. Il giornalista ucraino Yuri Butusov sostiene, citando fonti militari, che l’aereo malese sarebbe stato colpito dall’antiaerea russa che da oltre confine mirava a un cargo Iliushin-76 ucraino. E da Mosca una fonte del Comitato dell’aviazione offre all’agenzia Interfax il retroscena più clamoroso: un missile ucraino che però puntava all’aereo di Vladimir Putin, di ritorno dal Sudamerica. I corridoi dei due velivoli si sarebbero incrociati sopra Varsavia con mezz’ora di scarto. Donetsk dista 1300 km, ma intanto diversi siti riprendono la notizia che gli ucraini volevano abbattere l’Air Force One russo. Che però, informano dall’aeroporto governativo Vnukovo-3, da mesi evita di sorvolare l’Ucraina.

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